Islanda, terra brulla e ricca, viva e abbandonata, fredda nel clima e calda nei colori. Queste forti e intense contraddizioni hanno accompagnato il mio breve viaggio fotografico nella fredda isola nord europea.
Per la prima volta, decido di lasciare a casa la mia storica Nikon D750 e di portare con me la nuova Sony Alpha 7iii, corredata esclusivamente dal 28mm f/2 per non avere troppo peso a seguito e concentrarmi esclusivamente sui paesaggi, ma non mancherà ovviamente un breve giro di street photography nella capitale.
Parto ovviamente dalla capitale Reykjavik, unica città con aeroporto internazionale, una breve sosta in città per essere introdotto in poche ore alle rigide regole sociali tipiche dei paesi nordici, persone silenziose, ordinate, diffidenti, ma sempre sorridenti.
Decido di effettuare il mio giro in senso antiorario, in modo da incastrare la disponibilità di escursioni e di alloggi, solitamente carenti soprattutto in agosto.
Si parte dal circolo d'oro, con i Geysir, le cascate di Gulfoss e Urriðafoss, il parco nazionale Þingvellir, ma soprattutto le coloratissime montagne di Landmannalaugar, un vero e proprio capolavoro della natura imperdibile per qualsiasi fotografo paesaggista.
Proseguendo verso est, continuo a imbattermi in decine di cascate, come la famosa Skógafoss, per poi raggiungere la piccola cittadina di Vík í Mýrdal e la vicina spiaggia nera di Reynisfjara, dove ho la fortuna di incrociare un folto storno di Puffin tra i miei occhi e il cielo azzurro.
Lungo la strada mi imbatto nel celebre aereo abbandonato di Solheimasandur, una tappa immancabile per visitare uno dei rari luoghi in cui l'essere umano ha lasciato in qualche modo il segno del suo passaggio.
Il giro prosegue verso est, con una rapida sosta in uno dei numerosi canyon dell'isola, Fjaðrárgljúfur, per poi regalarmi un'escursione guidata sul ghiacciaio di Skaftafell, decisamente turistica e molto meno avventurosa rispetto alle aspettative. L'esatto opposto rispetto allo spettacolo della natura offerto da Diamond Beach e dall'adiacente laguna di Jökulsárlón, a giusta ragione considerare tappe imperdibili per qualsiasi tour fotografico dell'Islanda.
Dopo una breve sosta nella cittadina di Hofn, poco attraente anche a causa del maltempo e del cielo scuro, proseguo verso i fiordi orientali, alla ricerca di qualche scorcio mozzafiato e di luci interessanti al tramonto e all'alba, ma anche in questo caso il clima avverso non mi permette di apprezzare la bellezza dei luoghi. Esperienza decisamente più interessante a Borgarfjarðarhöfn, all'estremo est dell'isola, celebre per la più popolosa colonia di puffin dell'intera isola, ma attenzione ad andarci prima dell'alba per essere certi di incontrarne numerosi.
Mi sposto verso nord, mentre il maltempo sembra ridursi e il sole torna a regalare dei tramonti mozzafiato durante le mie esplorazioni al canyon di Stuðlagil, a Grímsstaðir e lungo le sponde del lago Mývatn, famoso purtroppo anche per la fastidiosa presenta di moscerini praticamente ovunque.
Dopo una simpatica escursione in barca a largo di Húsavík per ammirare da vicino le balene, che non ho potuto fotografare perché sprovvisto di teleobiettivo, ho attraversato interamente la parte nord dell'isola, decisamente meno ricco di luoghi da visitare, ma ancora più incontaminato rispetto al resto dell'isola. Da un punto di vista fotografico, degni di nota sicuramente i faraglioni di Hvítserkur, le numerose costruzioni in torba nei pressi di Varmahlíð e il fiordo occidentale a nord di Reykjavik, dove mi sono imbattuto nelle cascate di Kirkjufellsfossar, nella spiaggia di Ytri Tunga, ricca di foche, e nella celebre chiesetta nera di Búðakirkja, ancora più suggestiva sotto la pioggia e circondata da un vento fortissimo.
Prima di rientrare, un'ultima breve sosta a Reykjavik, dove ogni 18 agosto la città si riempie di gente per celebrare il compleanno della fondazione della capitale, così da non rinunciare a una divertente e colorata sessione di street photography al tramonto.