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India

Admin
|
Asia
|
14/1/2025

L'equilibrio garantito dal caos

Un miliardo quattrocentocinquantacinque milioni ottocentotrentaquattromila seicentottantasei

È il numero degli abitanti dell'India secondo l'ultimo censimento.

Più della Cina, più di ogni altro Paese al mondo.

Un numero sorprendentemente alto, eppure meno sorprendente di qualsiasi esperienza vissuta e di qualsiasi emozione avvertita in ogni angolo.

Quasi un miliardo e mezzo, la maggior parte in condizioni di povertà e disagio, ai margini della povertà, ma mai ai margini della vita.

In questa terra caotica e sovraffollata ognuno sembra avere un ruolo, una missione da portare a termine. In un ambiente di estremo e complesso disordine, l'India è un sistema che ad ogni modo resiste e resta in equilibrio proprio grazie all'abbondanza di caos.

Street food a New Delhi

La persona più "invisibile", l'oggetto più inutile, sono lì per un motivo, per garantire un misterioso equilibrio che si regge su una imperfetta caducità.

Un bambino gioca scalzo in una strada polverosa osservato da una mucca con la gobba, due ragazzi si contendono una bicicletta, poi trovano il modo per salirci in due, accanto a un uomo storpio che chiede l'elemosina una donna dà da mangiare a una mucca e forse non ne ha per sé, qualcuno è arrampicato su una scala di fortuna a riparare qualcosa, attorno a loro migliaia di auto e motociclette sembrano girare invano senza mai smettere di suonare i loro clacson, regalando alla città un rumore assordante, ma perennemente vivo, qualcuno grida “chai” (tè), portando in mano un pentolino con dell'acqua bollente e dei bicchieri di una porosa terracotta, rigorosamente usa e getta.


Usa e getta, proprio come lo Jahangir Mahal, uno sfarzoso e meraviglioso edificio principesco, nello stato di Orchha, costruito per ospitare Mughal Jahangir durante la sua prima e unica visita in città, poi mai più abitato. Un po’ diversa la storia del Taj Mahal, una delle 7 meraviglie del mondo moderno, costruito per ospitare la tomba di una delle mogli, la sua preferita, dell'imperatore moghul Shāh Jahān.


Antiche e sfarzose costruzioni ancora perfettamente intatte, si mischiano a moderne e fatiscenti baracche sovraffollate, abitate da migliaia, milioni, miliardi di individui in un caos che cresce al pari della crescita demografica.


E nel caos, che altrove sarebbe crollo, qui c’è equilibrio.

Non il fragile equilibrio di una bilancia precisa, ma quello fluido e dinamico di un fiume in piena, che cambia continuamente il proprio corso ma non smette mai di fluire.

Ed è proprio in quel fiume, erto a vera e propria divinità, che gli indiani riescono a sintetizzare al meglio le proprie apparentemente folli contraddizioni.

Il fiume dall'acqua più inquinata al mondo, ma dalle inspiegabili proprietà curative, destinazione finale di ciascun corpo, bruciato lungo le sponde per poterne purificare l'anima.

L'alba sul fiume Gange a Varanasi

E proprio mentre le ceneri di qualche defunto o il cadavere di un neonato vengono gettate lungo le rive, a pochi passi migliaia di altre persone si rigenerano bagnandosi nelle stesse acque o addirittura bevendole.

L’India insegna che nel caos c’è spazio per ogni cosa: per il dolore e la gioia, per la ricchezza e la miseria, per la preghiera e per la festa.

C'è quindi un ordine intrinseco in questo sconfinato disordine?

Provo a capirlo, osservo meglio ma non riesco a darmi una spiegazione.

Una guida, in un italiano carente ma comprensibile, mi dice finalmente che devo togliere i miei occhi da occidentale per comprendere davvero ciò che sto vedendo.

Ci provo, allora, chiudo un occhio e con l'altro guardo soltanto nel mirino della mia macchina fotografica, non devo per forza capire ma vorrei almeno raccontare, testimoniare a cosa ho assistito.

L'India forse non è un sistema da comprendere con la logica, ma una magia, un incantesimo, una poesia fatta di immagini, qualcosa insomma che non si può comprendere nemmeno se la si è vissuta.

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